Come se non bastassero anoressia e bulimia a spaventare adolescenti e genitori, sono arrivati nuovi disturbi del comportamento alimentare, dalla disfagia alla “food avoidance”, due evidenze più recenti che si manifestano precocemente, già a otto anni, e si allargano a macchia d’olio, con due milioni di adolescenti interessati.
L’allarme viene dall’ultimo congresso della Società Italiana di Pediatria (Roma 4-6 giugno 2015), che in una sessione dedicata ha dato a genitori e pediatri gli strumenti per riconoscere i primi sintomi. A rilevare l’esordio sempre più precoce è stata, insieme ad altri studi, anche una ricerca del ministero della Salute che ha coinvolto 1.380 preadolescenti e adolescenti. Già a 8 anni sono state trovate anoressia e bulimia, insieme a disordini alimentari più difficili da interpretare, come la disfagia, cioè la difficoltà a deglutire o l’alimentazione selettiva passando per il food avoidance emotional disorder (disturbo emotivo da evitamento del cibo).
“Tra gli 8 e i 10 anni si manifestano i primi segni del problema – spiega Giampaolo De Luca, Vicepresidente della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza -. Se si riesce a intercettarli subito i ragazzi recuperano. Questo è compito del pediatra, che con quattro semplici domande, (‘ritieni che dovresti metterti a dieta’, ‘quante diete hai fatto nell’ultimo anno’, ‘ti senti insoddisfatto del peso del tuo corpo’, ‘il peso influenza l’idea che hai di te stesso’), potrebbe individuare i casi sospetti e monitorarli nel tempo”.
Nel complesso in Italia, oggi, sono due milioni i ragazzi interessati da questi disturbi, in metà dei casi classificati come parziali, che nel 40% dei casi si presentano tra i 15 e i 19 anni. E anche per i genitori ci sono dei campanelli d’allarme.
“Il genitore deve preoccuparsi – spiega De Luca – se nota ansia, oppure la tendenza a chiudersi in se stessi, se i figli nascondono le cose che fanno. L’isolamento è un indizio, mentre un’altra evidenza sono gli episodi di autolesionismo. Alcuni segnali vengono dal modo in cui si mangia, ad esempio lo sminuzzare il cibo, la lentezza del pasto, l’esclusione di alcuni alimenti”. Una volta individuato il problema la guarigione, dicono le statistiche, è possibile: allo stato attuale la remissione a 5 anni dell’anoressia è del 66,8% contro il 45% della bulimia.
“Il pediatra ha il compito fondamentale di fare da sentinella – spiega il presidente Sip Giovanni Corsello -. Una volta individuato il problema serve però una gestione multidisciplinare, dal neuropsichiatra al nutrizionista. Il disturbo alimentare, infatti, è solo la manifestazione di un problema più profondo”.